Processi Urbani

La città greca (VIII-III sec.a.C.)

Resti dei primitivi insediamenti nella città del neolitico e dell'età del rame sono stati rinvenuti nel 1978 sulla collina di piazza Dante, proprio dove sorse l'acropoli greca. L'agorà era invece ubicata, con molta probabilità, dove sorse in seguito il foro romano, nei pressi del cortile di San Pantaleone.

La città romana (III-II sec. d.C.)

La città romana era impostata sul cardo e il decumano, due assi ortogonali attorno ai quali si ponevano gli edifici pubblici. Essa si estendeva dall'anfiteatro al circo, posti l'uno a nord e l'altro a sud. Il foro era situato presso il cortile di San Pantaleone, probabilmente sull'agorà greca. E' in questa zona infatti che è possibile osservare i pochi resti architettonici dell'epoca romana, di carattere monumentale. In zone limitrofe a quella del foro sorgono tuttora complessi termali, come quello di via della Rotonda e di piazza Dante. In via Vittorio Emanuele sono situati il Teatro antico e l'attiguo Odeon. A nord ed a est dell'anfiteatro si estendevano le necropoli. Sono stati identificati resti in via Etnea, sotto la Rinascente, in via Ipogeo, in via Sant'Euplio e a sud della piazza S. Maria di Gesù.

La città cinquecentesca

Catania XVI secoloPer impulso del vicerè De Vega furono costruite a Catania le mura cittadine nel 1541, a rinforzo della cinta muraria più antica. Esse comprendevano sette porte ed undici baluardi. Possiamo ricostruirne i contorni grazie all'antica carta topografica di Braun e Hogenberg, a quella del Cluver del 1636 e al dipinto custodito in cattedrale di G. Platania del 1679. La città, topograficamente rimasta intatta dal periodo normanno al cataclisma del XVII secolo, si presentava composta da strette ed intricate viuzze. In piazza Duomo, chiamata allora Piano di S. Agata, sorgevano: il Palazzo dell'Università, situato dove ora si elevano Porta Uzeda ed il Palazzo dei Chierici; il Palazzo comunale, posto di fronte la cattedrale; infine, sul lato nord, uffici, botteghe e le carceri. Dalla porta di Carlo V la via Luminaria, oggi via Manzoni, si dipartiva per concludersi in piazza Stesicoro, dove sorgeva la Porta di Aci.

La città del settecento

incisione di A. Vacca (XVIII sec.)Il piano di ricostruzione della città, dopo il terremoto del 1694, preparato dal duca di Camastra, prevede un tessuto stradale ad assi retti che, connesso alle vecchie mura, dà un'impostazione barocca e scenografica alla città. Porta Garibaldi viene aperta in asse con il prospetto del Duomo; Porta Uzeda costituisce la conclusione di via Etnea, che incrociando via Di Sangiuliano forma i Quattro canti; via Vittorio Emanuele offre la prospettiva sui ricchi palazzi della città e sulle prestigiose chiese; piazza Mazzini arricchisce via Garibaldi. L'impostazione viaria è di tipo romano: cardo e decumano sono l'ossatura principale, ossia via Etnea e via Vittorio Emanuele.
Il piano, inoltre, divide la città in due parti: quella popolare ad ovest, che ha prezzi d'acquisto dei terreni scontati di un terzo; quella ecclesiastica e nobiliare ad est, attorno a via Crociferi e alla Civita. Ovviamente, la costruzione delle residenze nobiliari ed ecclesiastiche e delle strade monumentali valorizza maggiormente la parte est della città. Sui tracciati medievali, a occidente, nell'antica città alta ove il Teatro romano, l'Odeon, la Rotonda ricordavano ancora un passato prestigioso, si concentrano le povere case. Uno dei difetti di quel piano regolatore è il non aver previsto ulteriori strade parallele a via Etnea; difetto che oggi crea problemi non indifferenti al traffico cittadino.

La città dell'ottocento

Nella prima metà dell'Ottocento, l'edilizia popolare, costituita da case basse fornite di cortile centrale, si addensa attorno alla cerchia muraria: verso nord, dando vita ai quartieri Consolazione e Borgo, e verso est, configurando il poverissimo San Berillo. L'edilizia delle classi agiate, invece, si colloca nei pressi di via Etnea, al di là della Porta di Aci, fino a poco tempo prima ubicata in piazza Stesicoro ed anticamente luogo di comunicazione tra città e campagna. Le opere pubbliche rilevanti del periodo sono il Carcere di via San Giuliano, alla Marina, ed il quartiere militare, ad est, su via Garibaldi. Entrambe sono opere di gusto neoclassico. I limiti della città ottocentesca erano segnati da quattro edifici: il Carcere ad est, il quartiere militare ad ovest, il porto a sud ed il Teatro Bellini a nord. I bellissimi progetti di piazze ed edifici pubblici dell'architetto Sebastiano Ittar rimarranno sulla carta.
Con l'unificazione, nel 1861, e con il fenomeno di inurbamento provocato dalla crisi agricola, fu necessario per Catania un piano regolatore. Il piano di Bernardo Gentile-Cusa del 1879 prevedeva il taglio del tessuto urbano con un boulevard alberato per collegare via Messina a piazza Marconi. Diverse piazze dovevano animare, con intento scenografico, il nuovo viale. Si tracciarono, quindi, viale Regina Margherita e viale XX Settembre, collegando così piazza Santa Maria del Gesù e Piazza Giovanni Verga con via Etnea. Nel 1890 veniva inaugurata via Umberto. Sebbene il piano seppe indicare una nuova direttrice di espansione dell'edilizia borghese, quella est-ovest, non seppe, però, rispondere all'esigenza di edilizia popolare.

Il novecento

La piazza della stazione prima dello sventramentoNei primi del novecento, sotto l'amministrazione di Giuseppe De Felice, si tenta di lanciare un Piano edilizio di risanamento, allo scopo di saldare alla città dei villini borghesi di Gentile-Cusa (coi suoi prestigiosi Viale Regina Margherita e Viale XX Settembre) la città proletaria, addossata ai nuclei insediativi privilegiati. Ma a causa di difficoltà politiche ed economiche il progetto non trova applicazione.
Intorno agli anni trenta e quaranta, con l'interruzione della guerra, nuovi progetti coinvolgono la città
Si opera lo sventramento del quartiere San Berillo (che sarà portato a termine negli anni 50) e si costruiscono un nuovo Carcere ed un nuovo Palazzo di Giustizia. Sventramento del quartiere San BerilloDopo la guerra, l'edilizia assume in tutta Italia un ruolo di traino dello sviluppo. Negli anni settanta  le città triplicano la loro espansione, in rapporto alla città storica, spesso formando (come è avvenuto a Catania) le odierne scarne periferie e saturando il centro storico.
Lo sviluppo caotico dell'edilizia urbana, non di rado frutto di colossali speculazioni fondiarie, in molti casi ha deturpato l'ambiente ed ha intaccato il patrimonio storico-culturale. Sono state perse, ad esempio,  molte opere liberty perchè escluse dai limiti dei centri storici, come la villa di Ernesto Basile in piazza Croci a Palermo e la villa D'Ayala di Lanzerotti in Corso Italia a Catania. Tra i pochi interventi significativi del dopoguerra a Catania è la sistemazione del largo Paisiello, posto tra il grattacielo e la villa Bellini.