Le opere vaccariniane di Piazza Duomo

Il barocco catanese

L'elefante (u' liotru)

La fontana del Vaccarini rappresenta tre civiltà: la punica, l'egizia e la cristiana. L'elefante è il simbolo della sconfitta dei cartaginesi venuti a conquistare la città a cavallo degli enormi pachidermi; l' obelisco, probabilmente portato a Catania dall'Egitto ai tempi delle crociate, apparteneva al Circo Massimo romano e rappresenta appunto la civiltà egizia; la croce, le palme ed il globo che coronano il monumento rappresentano la civiltà cristiana. Il liotro deriva il nome forse da quello del mago Eliodoro-Liotru, che avrebbe usato il pachiderma come cavalcatura. Il Vaccarini, su modello dell' Elefante di Minerva a Roma del Bernini, sistemò il liotro e l'obelisco romani, sormontandoli con stilemi agatini e componendovi la fontana.

Chiesa della Badìa di Sant'Agata

Gioiello prezioso della città, ha pianta a croce greca inscritta in un ovale. La loggetta del convento annesso è pure del Vaccarini. Fu costruita sopra le rovine della chiesa di S. Agata, costruita nel 1620 da Erasmo Cicala e crollata con il terremoto del 1693.
Sulla facciata, il portale a colonne binate, arretrato rispetto ai due corpi convessi che lo fiancheggiano, è costituito da elementi decorativi tipici catanesi: le palme, la corona e i gigli dei capitelli sono, infatti, i simboli di Sant'Agata, protettrice della città. Il portale a colonne binate e minuta decorazione era stato già realizzato per volontà della badessa prima dell'intervento di Vaccarini. Una cuspide corona il portale e segna il limite della parte inferiore in ombra e di quella superiore illuminata. Sopra il massiccio attico concavo troneggia la cupola. Un merletto di minuti intagli arabeschi corre fra capitello e capitello. Statue di santi e fruttiere posate su pilastri, la gelosia panciuta e gli intagli su cui la luce gioca i contrasti, arricchiscono il prospetto dominato dalla massa centrale concava.
Le fruttiere sono una tipica decorazione del maestro, visibile anche nella Badìa delle monache di San Benedetto e nella Chiesa di San Giuliano. La badìa si trova di fronte la cattedrale con la quale sembra gareggiare in bellezza. L'interno semplice ed essenziale custodisce molti dipinti di carattere sacro. Semicolonne chiare sulle pareti incorniciano gelosie dorate con le quali contrastano cromaticamente.

Palazzo Senatorio

Fu affidato al Vaccarini il compito di rifarne il prospetto nel 1732, quando già era stato elevato il primo piano a bugne a diamante alternate da bugne a cuscino.
Egli continuò le paraste a bugne con piatte e chiare lesene. Il materiale utilizzato fu la pietra calcarea siracusana. A pianta quadrata con una corte centrale, porticata su due lati, l'edificio ha un atrio d'ingresso su ognuno dei quattro prospetti. Accanto all'ingresso principale vi sono la Tegola e la Tomaia, le due unità di misura nel settecento catanese.
Il portone è posto fra quattro colonne di granito disposte a coppia reggenti il ballatoio, da cui le autorità politiche e religiose assistono all'esecuzione dei canti religiosi e dei fuochi d'artificio in occasione della festa di S. Agata. Tra le lesene che abbracciano i due piani superiori e l'architrave, corre un mensolone a campanelle. Un classico timpano, tra le cui modanature primeggia un elegante gocciolatoio, corona l'edificio. La parte superiore è ritmata dalle finestre, anch'esse semplici. L' idea dell'ordine architettonico, che nelle successive opere non trova più ostacoli, è qui costretto a integrarsi a preesistenze di gusto decorativo enfaticamente barocco. Anche nella facciata della cattedrale l'autore fu costretto a sottomettere l'idea dell'unità e dell'ordine all'uso di elementi eterogenei imposto dalla committenza. Nella corte interna è possibile ammirare le due carrozze del XVIII secolo con le quali il giorno della processione le autorità cittadine raggiungono la chiesa di S. Biagio, in piazza Stesicoro, per offrire i ceri alla Santa.