Gorgia

Sofista e retore, nato a Leontinoi intorno al 483 a.C. e morto più che centenario a Larissa di Tessaglia, verso il 380. Nel 427 fu mandato dai concittadini a capo di un'ambasciata presso gli Ateniesi, per invocare protezione contro le aggressioni dei Siracusani; la sua oratoria fiorita gli conquistò subito il pubblico favore, ed egli allora si fermò in Grecia, vivendo con l'insegnamento della retorica; riuscì con i proventi della sua arte ad accumulare una tale fortuna da farsi erigere a Delfo una statua d'oro.
Come oratore politico e filosofico fu tanto eccellente che Demostene e soprattutto Isocrate si ispirarono alle sue orazioni. Nel dialogo platonico, intitolato appunto Gorgia, di cui egli è il protagonista, lo vediamo vantarsi di saper rispondere immediatamente a qualsiasi questione gli si proponesse; Platone lo rappresenta assistito dai discepoli Polo e Callicle che, dialogando con Socrate, sviluppano con rigore l'indifferentismo etico della filosofia del loro maestro.
Gorgia scrisse un'opera che non è giunta fino a noi: Sul Non Essere o della Natura, la cui sostanza può essere desunta dagli scritti di Sesto Empirico e dal trattato Su Melisso, Senofane e Gorgia, attribuito a Teofrasto. A Gorgia si attribuiscono anche un Elogio di Elena e una Difesa di Palamede.
Come pensatore esercitò immensa influenza sullo svolgimento della prosa attica. Delle sue numerose orazioni si conservano alcuni frammenti e i titoli: Epitafio, Olimpico, Pitico, Encomio degli Elei.
La sua dottrina filosofica è lo scetticismo e può essere racchiusa nelle tre proposizioni:
nulla vi è che abbia un'esistenza reale;
supposto che qualche cosa esista, essa non può essere conosciuta dall'uomo;
e supposta anche tale conoscibilità, questa è incomunicabile.
Gorgia rappresenta l'ultima evoluzione della scuola eleatica. Discepolo di Zenone, applicò all'essere unico, alla realtà astratta degli Eleati, la dialettica del maestro, criticandone il dogmatismo ontologico. Lo scetticismo assoluto di Gorgia è solo in apparenza oppostyo al relativismo dell'altro grande esponente della sofistica, Protagora, affermando l'uno che tutto è falso e l'altro che tutto è vero. In realtà entrambe le affermazioni concludono alla svalutazione di ogni conoscenza oggettiva.

Da: Grande dizionario enciclopedico UTET