Il risorgimento

I primi moti carbonari trovano buon terreno a Lentini. Si formano, infatti, due sette di carbonari, l'una sul Piano Fiera, della quale fanno parte i nobili Sanzą, Carmito, Magnano San Lio, e l'altra nell'ex convento di Santa Maria di Gesł, che vede la presenza della famiglia Bugliarello.Queste sette non hanno programmi molto chiari ed i dirigenti, appartenenti alle classi media ed alta, sono molto pił interessati ad un futuro in comune con Napoli che alle mire separatistiche di Palermo o alle voglie di rivoluzione sociale dei contadini.
La rivolta di Palermo contro la costituzione del 1820 suscita negli strati pił umili della popolazione lentinese grande entusiasmo. Riuniti in piazza, i popolani cercano di distruggere i registri dell'ufficio del macino e quindi di assalire un deposito di frumento. L'intervento di un prete, che, dietro consiglio di un esponente della nobilitą, Federico Bugliarello, fa passare il SS. Sacramento in mezzo ai rivoltosi e li conduce in chiesa ad adorarlo, porta alla fine del tumulto popolare, mentre i nobili assumono il comando del movimento. Un esercito lentinese, agli ordini del barone Sanzą, si unisce al generale Florestano Pepe, che era venuto in Sicilia per combattere contro Palermo e ricondurla alla ragione, e partecipa alla repressione del moto rivoltoso.
Gli ultimi anni del dominio borbonico sono caratterizzati dai ritardi nello sviluppo economico, ma anche dal colera del 1837 che causa gravi disagi sociali che sfociano in una rivolta dalle connotazioni politiche. Se all'inizio il moto vede insieme nobili e popolani, subito i patrizi si rendono conto che la rivolta non ha molte possibilitą di riuscita e, per timore di una rivoluzione sociale, cambiano fronte, facendo arrestare tramite la delazione quelli tra loro che sono pił radicali e pił propensi a continuare la lotta. A Lentini fanno le spese della reazione di Del Carretto, Alto Commissario Regio, in tutto 27 persone, tra cui il barone Sanzą, i fratelli Bugliarello e soprattutto popolani. Il barone Sanzą ed un suo servo, Paolo Pizzolo, sono arrestati e condotti nel carcere di Catania dove muoiono di colera, mentre tutti gli altri fuggono in attesa di tempi migliori, che non tardano ad arrivare con la grazia concessa dal re nel 1839.
Ma il tempo dei Borboni č ormai alla fine e cominciano a fiorire le idee risorgimentali, anche se abbastanza confuse. A Lentini sorge una setta segreta legata alla mazziniana Giovane Italia.
Ma il tempo dei Borboni č ormai alla fine e cominciano a fiorire le idee risorgimentali, anche se abbastanza confuse. A Lentini sorge una setta segreta legata alla mazziniana Giovane Italia.
L'ora della riscossa suona il 12 gennaio 1848 a Palermo, che viene subito seguita da tutta la Sicilia. Lentini aderisce al movimento l'1 febbraio con un manifesto pubblico ed inalberando il tricolore.
Se all'inizio la rivolta ha un carattere sociale eterogeneo, ben presto gli elementi pił liberali della classe patrizia ne assumono la guida, costituendo dei Comitati provvisori che si occupano di gestire il governo delle cittą. A Lentini, il Comitato provvisorio vede la presenza degli elementi pił in vista della nobiltą e della borghesia, che si mettono in contatto con gli altri gruppi dell'isola e costituiscono una forza di cento uomini agli ordini di Giovanni Ielo per partecipare alla liberazione di Augusta e di Siracusa.
Quando le truppe borboniche abbandonano Augusta per concentrarsi a Siracusa, Lentini invia ad Augusta un contingente di venti uomini, ai quali se ne aggiungono poco tempo dopo altri quaranta, per impedire che le armi del castello di Augusta cadano in mani nemiche.
La riunione del Parlamento siciliano mette a nudo i problemi da affrontare, primo fra tutti quello dei contingenti armati, costituiti in gran parte da personaggi ambigui, al confine con la malavita, possibili eversori dell'ordine sociale. I contingenti vengono sciolti e viene costituita una Guardia Nazionale, dalle caratteristiche di milizia di classe, col precipuo compito di difendere la proprietą. A Lentini viene chiamato a comandare il battaglione della Guardia Nazionale il barone Francesco Beneventano.
L'entusiasmo iniziale, nel frattempo, č calato. Il carattere di classe assunto dal governo, l'impreparazione dei dirigenti, l'incapacitą di risolvere i problemi, l'isolamento internazionale portano rapidamente alla fine del moto ed al ritorno dei Borboni. Ad evitare problemi, a Lentini il libro dei verbali e delle deliberazioni del Comitato provvisorio č nascosto.
Ma questo non significa la fine del movimento risorgimentale a Lentini. Infatti, viene costituito un comitato segreto con il compito di diffondere materiale propagandistico, di organizzare la futura insurrezione nella provincia di Noto ed in parte di quella di Catania ed assumerne la direzione.
La spedizione di Garibaldi dą inizio alle operazioni. Il giorno 20 maggio Lentini insorge e nomina un Comitato centrale che chiama a raccolta i cittadini per la guerra e, nell'immediato, per dare aiuto ai catanesi. Una squadra, alla quale si uniscono volontari di Modica, Vizzini, Scordia, Scicli, Palazzolo, Sortino e Noto, si attesta a Primosole per chiudere la via verso Siracusa ed intervenire da sud su Catania. Dopo qualche giorno, i volontari, su ordine di Garibaldi, si riconcentrano a Carlentini, marciano su Scordia e quindi entrano a Catania il 5 giugno.
Il Comitato lo stesso giorno 5 manifesta la propria adesione al programma di annessione al regno di Vittorio Emanuele II e si affida alla dittatura di Garibaldi. Il 21 ottobre Lentini vota compatta per l'annessione al Piemonte: 1.654 sono i voti a favore.
Il 14 febbraio 1861, il Consiglio civico di quaranta membri, che ha soppiantato il Comitato provvisorio, presenta omaggi al nuovo governo e chiede che la cittą di Lentini sia aggregata alla provincia di Catania. Molti i motivi addotti, e tutti validi, la distanza, la cultura, l'economia, ma senza risultato. L'istanza non viene presa in considerazione.
Il passaggio allo Stato unitario rappresenta un evento positivo per Lentini, con notevoli cambiamenti nelle condizioni di vita degli abitanti. Tra le realizzazioni dello Stato unitario, la copertura dei fiumi Lisso e Carrunchio, vere fognature a cielo aperto, l'apertura di nuove strade per migliorare il rapporto con la campagna, l'organizzazione dell'ospedale civile, l'apertura delle scuole elementari e tecniche (1866) e dell'asilo infantile (1867), l'acquedotto cittadino che ha portato l'acqua potabile nella case (1903). A corollario di queste mutate condizioni di vita si ha un aumento della popolazione, che passa dai 9.417 abitanti del 1861 ai 20.578 degli inizi del secolo XX (1901), con l'apporto considerevole di emigrati da altre parti della Sicilia.
Si č andata, nel frattempo, modificando la struttura economica della cittą. Alla tradizionale economia basata sulla coltivazione latifondistica dei cereali (grano, orzo, riso), dei mandorli, degli ulivi, e su una fiorente industria di cordame e di vasi, se ne affianca un'altra destinata ad un grande sviluppo, quella degli agrumi, che vengono prodotti nei terreni vicini alla cittą ed esportati in Europa e nel mondo. Tutto questo determina le condizioni per la nascita di un bracciantato forte che si pone come obiettivo primario un miglioramento delle condizioni di vita, con l'aumento dei salari, ed una riforma agraria che ponga un freno al latifondo.