"San Bastianu, cavaleri ranni / cavaleri di Diu senza disinni / quannu lu ssicutavanu i tiranni / sutton peri di dauru mantinni; / calaru langjleddi cu li parmi / dicennu: Bastianu, cchianatinni. / Lassa loru, la sita e li panni: / la grazia di lu cielu nterra scinni&"

Questi versi popolari, noti sia a Tortorici che a Maniace, ricordano il martirio di San Sebastiano, patrono di entrambi i paesi oltreché di Acireale, Avola, Mistretta e Melilli e protettore di altri centri della Sicilia orientale, e accennano al "dauru", lalloro, lalbero al quale il martire sarebbe stato legato per essere trafitto dalle frecce dei soldati romani. A ricordo di quellavvenimento in molti centri i rami di alloro vengono ancora portati in processione e abbelliti con nastri variopinti. A Maniace, la festa di S. Sebastiano fu stabilizzata solo nel 1937, quando gli immigrati tortoriciani, che prima facevano continuamente la spola tra Ducea Nelson e la "casa", il pace dorigine, di lą dai Nebrodi, acquistarono una loro statua del Santo e iniziarono proprie celebrazioni. Dai maniacesi quei lunghi rami dalloro e di agrifoglio vengono condotti gią una settimana prima nella chiesa di S. Maria di Maniace, al castello di Nelson, per la benedizione. Ma la festa vera e propria comincia la vigilia del 20 gennaio, con i vespri. Il simulacro del santo viene allora accompagnato fino alla chiesa del castello da una lunga processione che parte da contrada Margherito. In chiesa, quindi, si cantano i "vespri" e si benedicono i "panuzzi" di S. Sebastiano, che vengono distribuiti poi ai fedeli. La mattina del 20, nella chiesa Santa Maria si raccolgono tutti i maniacesi provenienti anche dalle borgate pił lontane, per la messa e la processione e, prima ancora, per lofferta dei doni, consistenti per lo pił in ceri e vitellini, che vengono benedetti. Subito dopo la messa la statua del Santo viene trasportato di corsa dallaltare al fondo e viceversa e, prima delluscita dal castello, fatta girare per tre volte intorno alla grande croce celtica del cortile, monumento a Nelson, "leroe immortale del Nilo". Quindi, ha inizio la processione vera e propria, lunga e faticosa. Portato a spalla dai "Nudi", i devoti vestiti di bianco e scalzi, che in tempi passati compivano il tragitto col Santo in spalla tra fango, neve e sassi, San Sebastiano farą il giro di tutte le borgate, anche delle pił lontane per chilometri e chilometri. Una processione che ricorda un po la diaspora cui questa gente fu costretta per tanto tempo, linfinito peregrinare attraverso le montagne da Tortorici alla Ducea, e che per toccare tutte le tappe, si concluderą solo una settimana dopo.