Dal silenzio alla parola

Con la ristrutturazione ottocentesca della chiesa di S. Nicolò, prossima a diventare cattedrale, furono occultate le sue prestigiose vestigia medievali, quali gli archi ogivali sostenuti dalle colonne della navata centrale e il soffitto a capriate con la sua vasta ornamentazione pittorica, la vittima certo più illustre dellintera operazione di rinnovamento.

La lunga notte delle pitture di S. Nicolò viene interrotta quando, nel 1917, uno studioso tedesco, Walter Leopold, ne dà notizia in un saggio pubblicato su una rivista di architettura di Berlino.

In uno studio, pubblicato nel 1947, A. Dillon sostiene lopportunità di un ripristino dellantica travatura medievale e dellabbattimento della volta in muratura di valore assolutamente inferiore a ciò che essa occultava. Questa tesi, accettabile sul piano della valutazione storico-artistica, poneva però il problema, di soluzione tuttaltro che facile, riguardo la legittimità di spezzare lequilibrio stilistico ormai costituitosi allinterno della chiesa in seguito al suo rifacimento in chiave neoclassica.

Nel 1975 F. Bologna pubblica il suo magistrale lavoro sul soffitto dipinto della sala magna dello Steri di Palermo. Non manca di riferirsi a quello nicosiano, del quale rileva le ricorrenti affinità col primo. Evidenzia, però, a Nicosia, elementi di aggiornamento, in unarea culturale chiaramente quattrocentesca.

Nel saggio di E. Lugaro, Iconografia del tetto ligneo della cattedrale di Nicosia, lopera è collocata nellambito di un mudejar siciliano originato da modelli islamici, affermatisi in età normanna. Il suo studio interrompe una tradizione di quasi totale oblio su uno dei temi più fascinosi e stimolanti della civiltà artistica medievale siciliana