Le ultime campate

La seconda sezione del soffitto presenta alcune diversità sul piano stilistico ed iconografico, rispetto alla prima. Le forme arcaicizzanti e le sciatte ripetizioni di motivi stereotipati cedono il passo ad una superiore varietà di soluzioni tematiche.

Nei lacunari, entro quadrati semplici, quadrilobati o intersecati a formare una stella a otto punte sono contenuti, contornati da foglioline dentellate, emblemi araldici o fiori stilizzati. Volti di donne, di giovinetti, di mori, di cardinali si insinuano tra eleganti forme vegetali.

Scomparse quasi del tutto le gotizzanti drôleries, prevalgono sui motivi vegetali e animali le figurazioni umane. Si tratta ora di scene di vita quotidiana di caccia, di lotta, di vita pastorale o, più di frequente, di busti virili e muliebri distribuiti con esuberanza sia sui lacunari che sui fregi; o di immagini sacre tra le quali si distinguono, per superiore livello di esecuzione, quelle dei Santi anargiri Cosma e Damiano, protettori dellarte medica. La tavola di san Damiano, in particolare, può essere assunta quale il momento più elevato di questa seconda parte del soffitto: opera di un maestro che siamo portati a riconoscere come attivo, pur se in una posizione subordinata, fin dalle prime campate, ed emergente in una seconda fase del lavoro.

La diafana Incoronazione della Vergine, il volto di una gentildonna con copricapo a corna velate e di giovinetti coronati, alla seconda e terza campata, conducono allo stesso artista, sensibile interprete del gusto gotico-cortese, che si realizzerà ulteriormente, in forme più mature, nella seconda parte dellopera. Scorgiamo qui di frequente volti in prospero ovale, modellati con cura e rifiniti nei dettagli, atteggiati ad un estatico sorriso.

Il culto della vita mondana emerge nei particolari dellabbigliamento e dei gioielli, propri della moda di una società altolocata. Lo stesso artista è in grado di contemperare auliche citazioni del mondo signorile con sapide aperture realistiche. Non si può non pensare, a questo punto, a quel capolavoro della pittura tardo-gotica, il Trionfo della Morte di Palermo, ove una pensosa malinconia esistenziale si intreccia al gusto raffinato per la bellezza mondana.

La mole del lavoro fu ingente, e richiese certo che ad un capobottega si affiancasse una squadra di collaboratori impegnati secondo le loro diverse competenze. Ad essi era demandata la realizzazione di elementi di carattere riempitivo, quali decorazioni geometriche o fiori stilizzati, o anche figure umane (o singole parti di esse) di secondaria importanza.