LA CATTEDRALE DI S. NICOLO'

Il percorso attraverso la Nicosia medievale può iniziare da Piazza Garibaldi, dove la Cattedrale di S. Nicolò ne rappresenta la creazione più suggestiva. Ricostruita e ingrandita nel 1340 (nel 1305 era ancora la piccola cappella di S. Nicolò "de plano"), ha subito rimaneggiamenti profondi alla fine del 1500 (absidi, cupola) ed al principio dell'800 (soprattutto l'interno). L'esterno, dell'originaria struttura gotico-normanna, conserva il magnifico portale, la superba Torre campanaria, l'elegante portico. La Porta maggiore presenta una ricca ornamentazione romanica a foglie di acanto, perle, punte di diamante, funi attorcigliate. Aggiunte barocche sono le statue delle 4 Virtù Cardinali, delle quali manca la Fortezza (spezzatasi in una caduta). I capitelli, purtroppo erosi dal tempo e dallo smog, presentano una ricca figurazione oramai poco leggibile: puttini che danzano o fanno musica o abbracciano foglie e viticci, uccelli svolazzanti tra il ricco fogliame. L'architrave è formato da quattro fila di pietra arenaria riccamente scolpita. Il frontone (restaurato) presenta ornamentazioni di teste e, nello spazio sottostante, lo stemma aragonese, quello di Nicosia, l'icone di S. Nicola (posteriore) e due lapidi (anch'esse posteriori). La Torre campanaria, alta circa 40 metri ed a 3 piani, risale a periodi diversi. Il primo piano, dai grandi archi moreschi a sesto acuto (un tempo vuoti), era forse un avamposto arabo e comunque una torre per usi civili (forse affissione di bandi, esecuzione di sentenze, etc.), solo in seguito congiunta alla chiesa le la sutura esterna è ancora visibile). Il secondo piano, costruito tra il 1393 ed il 1455, presenta ricche ed eleganti finestre (bifore e trifore) e rosoni finemente intagliati ed intarsiati in pietra ed una serie di colonnine, plinti, stemmi ed arabeschi. Il terzo piano, appartenente ad un periodo successivo, terminava con una cuspide secentesca rivestita di maioliche policrome (rovinata da un fulmine, ricostruita in brutto e pesante cemento armato, è stata definitivamente asportata di recente per alleggerire la torre, gravemente compromessa e bisognosa di restauri, come il portale d'ingresso e quasi tutta la struttura esterna). Portici, purtroppo mutilati di alcune arcate (ad essi corrispondeva un porticato nell'altro lato della piazza, ora incastonato nella facciata del palazzo La Via), sono anch'essi in stile gotico e presentano eleganti colonnine, stemmi (aragonese e S. Nicolò) ed all'interno tre grandi archi in pietra scolpita (del 1656). L'interno della Cattedrale, completamente rimaneggiato ai primi dell'800 (quando la volta fu decorata dai fratelli Manno), è un vero e proprio museo che racchiude, nella navata sinistra (dall'ingresso), il Fonte Battesimale di Antonello Gagini (Adamo ed Eva nell'Eden, "scultura di somma leggiadria ed eleganza", sullo stelo) e dei suoi allievi Mancino e Vanello (l'icone marmorea, collocata dietro lo stesso fonte); il S. Giovan Battista ed il S. Bartolomeo di Giovan Battista Li Volsi; il monumento funebre di Alessandro Testa, opera di Ignazio Marabini; il medaglione di Giovanni Beritelli; la statua di S. Nicolò (sull' altare omonimo) di Filippo Quattrocchi; l'altare del SS. Sacramento in pregiati marmi policromi. Il presbiterio è dominato dal grandioso coro in noce, scolpito dai nicosiani Giovan Battista e Stefano Li Volsi (1622), con magnifici fregi e grandi riquadri pieni di vita e di movimenti ed il primo paesaggio di Nicosia (1° pannello a destra). A destra vi è l'altare del Padre della Provvidenza (crocifisso attribuito a fra' Umile da Petralia, ma probabile opera secentesca di scuola nicosiana poiché l'immagine di Cristo in atto di spirare è estranea all'iconografia del grande frate), scultura di rara forza espressiva, "vero santuario della città" nonché oggetto e movente delle secolari rivalità tra le due chiese ed i quartieri rivali. Nella navata destra vi sono poi la Madonna della Vittoria, (statua gaginesca scolpita nel 1571 per celebrare la vittoria di Lepanto); il pulpito, attribuito a Gian Domenico Gagini (figlio di Antonello); la Madonna del Soccorso ed una reliquia del Beato Felice da Nicosia; la Sacra Famiglia e l'Immacolata, due quadri attribuiti al nicosiano Filippo Randazzo; il Martirio di S. Placido di G. Patania e, in fondo, la cappella dei baroni Nicosia (che occupa il tratto di congiungimento tra la Cattedrale e la Torre). Sulla volta, la gigantesca statua di S. Nicolò (m. 4,50) di G. B. Li Volsi, attorniata dagli Apostoli del nicosiano Antonio Filingelli (detto anche Filingelli, XVII sec.). Gli affreschi della volta centrale sono dei fratelli Antonio e Vincenzo Manno; quelli delle due volte laterali di Onofrio Tomaselli. In fondo vi è il grande organo, costruito da Raffaele La Valle e dal nicosiano Bonaiuto, con la custodia di Stefano Li Volsi. All'ingresso della sacrestia si trovano due lapidi apocrife: l'aquila che artiglia il basilisco (ritenuto stemma di Erbita) e un'iscrizione greca nella quale si dice che gli Erbitesi si rifugiarono a Nicosia. La sacrestia e l'Aula Capitolare custodiscono grandi armadi settecenteschi, stalli in legno simili al coro del Li Volsi, la statua di 5. Nicolò di Filippo Quattrocchi, un ricco archivio storico nonché tre tele di grande bellezza e valore artistico: la Madonna tra il Battista e S. Rosalia di Pietro Novelli (detto "il Monrealese" nonché il "Raffaello della Sicilia": Monreale 1602 - Palermo 1647), il S. Bartolomeo di Giuseppe de Ribera detto lo Spagnoletto, il Martirio di S. Sebastiano di Salvator Rosa (l'inventore del "pittoresco" e della "veduta fantastica": Napoli 1615 - Roma 1673).