TRA I DUE QUARTIERI

Da piazza Garibaldi e largo Duomo si può intraprendere il percorso verso il quartiere di S. Maria Maggiore. Ma, intanto, sulle absidi della Cattedrale si possono ammirare gli antichi pesi e le misure li cui originali erano conservati all'interno della chiesa). Poco più sotto vi è la chiesa di S. Biagio (annessa all'ex monastero femminile già attivo nel 1433, poi seminario vescovile dal 1889 al 1960), decorata di stucchi settecenteschi, altro piccolo museo d'arte per la presenza di cinque tele di Giuseppe Velasco, di pregevoli statue dei Li Volsi, di una custodia lignea (attribuita a Pietro Bencivinni) e di varie altre opere provenienti da altre chiese (qui raccolte dal compianto Mons. Salvatore Gioco). In Largo Duomo, sul cantonale di una antica costruzione di via Francesco Salomone (forse l'antico convento delle Orsoline) sono i resti del Piliere luna lapide raffigurante una mano aperta, sormontata da un'edicola) che segnava i confini lo uno dei confini) tra i due quartieri "rivali". Da questo punto diverse vie conducono verso S. Maria:
- via Antonio Gussio, ancora ricca di palazzetti e case antiche con bei portali;
- via P. Vinci (dal nome del grande madrigalista nicosiano del 1500), il cui bivio con via Giudecca è segnato dalla suggestiva chiesetta barocca di S. Eligio e che, più avanti, mostra la facciata di palazzo Speciale di S. Andrea;
- via Giudecca (dal nome del quartiere degli Ebrei, espulsi da Nicosia nel 1492), in cui si possono ammirare angoli intatti (una scalinata, case con antiche finestre, finestrellle elaborate, portali di vari palazzi) e soprattutto i palazzi Speciale (in stile liberty, con graziosi balconcini e, all'interno, una bifora e trifora gotiche) e La Via di S. Agrippina (con ricchi fregi e con le colonne del portale sorrette da leoni marini);
- Via Francesco Salomone, ricca anche questa di palazzi (un tempo ne era tutta piena), di cui si possono ancora ammirare portali e stemmi. Spiccano i palazzi Caprini e La Motta Salinella (dall'estrosa facciata barocca con sirenoni ed altri mostri e mascheroni).
Più avanti vi sono le rovine dell'ex convento di S. Domenica (già delle benedettine, poi adibito a scuola elementare, di recente definitivamente ed altrettanto inutilmente distrutto dopo parziali danni causati dal terremoto), un bel portale in pietra scolpita (resto dell'ex palazzo S. Giaime, ora convento-convitto delle suore Canossiane) e, infine, la chiesa di S. Giuseppe che sorge tuttora ove in tempo esisteva la Porta di mezzo (la porta, o una delle due - l'altra era al Piliere - che divideva in due la città al tempo delle rivalità, limite invalicabile per la processione dei "due Crocifissi" del Venerdì Santo) e che conserva un bel portale settecentesco con le statue della Fede e della Speranza e, all'interno, un tetto in legno a capriate ed a cassettoni, una tela di Nicola Mirabella ed altri reperti artistici.