S. MARIA - CASTELLO - S. MICHELE

Proseguendo, in via D. Ansaldi, vi è palazzo La Via e, più avanti, a destra, un'iscrizione latina "Virtus virescit vulnere" (da ricollegare alle aspre rivalità), a sinistra scorci particolari (i resti del Collegio di Maria, la cinta muraria e la piccola torre dell'ex palazzo S. Giaime), più avanti (sempre in via D. Ansaldi) palazzo Alessi con un bel cortile antico. Si arriva infine in via Conte Ruggero, dominata dalla mole dell'ex convento di S. Vincenzo Ferreri (è costruito nel 1555), che conserva ancora la scenografica facciata e, in alto, le grate panciute e le balconate per le suore di clausura. La chiesa fu affrescata dal fiammingo Guglielmo Borremans (Anversa 1672 - Palermo 1744) con spettacolari pitture (Gloria di S. Vincenzo, S. Domenico, S. Tommaso d'Aquino), focalizzate su un angelo musicante dallo sguardo fisso rivolto verso qualsiasi punto della chiesa in cui si ponga lo spettatore. In alto, infine, la gran mole di S. Maria Maggiore, quasi ancorata alla roccia del Castello come una grande nave. Fu ricostruita quassù, su progetto dell'architetto catanese Giuseppe Serafini, a cominciare dal 1767, appena un decennio dopo la valanga del 1757 che aveva distrutto la precedente chiesa normanna. La facciata (incompleta, ma la chiesa fu inaugurata solo nel 1904) é adorna di un grande portale barocco, donato (nella gara che coinvolse tutti gli abitanti del quartiere) dal barone La Via di S. Agrippina. Gli stipiti, riccamente scolpiti, racchiudono vasi con fiori allegorici; le grandi mensole sono sorrette dalle statue pagane di Giove, Venere e Bacco. L'interno la tre navate) è dominato dalla monumentale Cona di Antonello Gagini (del 151 1) a sei piani (spiccano, per bellezza, il transito della Vergine al secondo piano, l'assunzione in cielo al terzo piano, la natività al quarto), sormontata da 5. Michele, di squisita fattura. Nella chiesa si conservano inoltre una tela del nicosiano Giacomo Campione (sec. XVI-XVII), una Madonna gaginesca (o addirittura del Laurana) in marmo; la cosiddetta "sedia di Carlo V" (in cui si sedette l'imperatore quando visitò Nicosia nel 1535), due statue in legno di G. B. Li Volsi (l'Angelo Custode e 5. Onofrio), l'Assunta del Quattrocchi (1790) e il Padre della Misericordia del nicosiano Vincenzo Calamaro (sec. XVII), l'altro Crocifisso venerato dai nicosiani, la cui processione si celebra ora il 3° venerdì di novembre (v. "Feste sacre"). Nella chiesa si conservano inoltre la scultura dell'aquila che artiglia un moro (che simboleggia la vittoria del Cristianesimo), il vessillo di Pietro II d'Aragona, il ritratto del nicosiano Mons. Cancellario (arciprete di Nicosia e poi arcivescovo di Messina dal 1564 al 1568), un ricchissimo archivio storico di circa 90 volumi. Nella sottostante piazza dell'orologio o re Federico sorge ancora un piccolo campanile (unico resto della vecchia chiesa assieme alle fondamenta, visibili dalla discesa dell'orologio). Ci siamo così rimessi nel percorso medievale. Infatti, dalla vicina via Carlo V da via Castello, ci si può inoltrare nell'antico quartiere di S. Nicolella, che conserva in parte l'antica struttura medievale (soprattutto la discesa Caprai) e antiche case e soprattutto la chiesetta bizantina di S. Nicolella. Proseguendo verso l'alto vi sono i resti dell'antico Castello, di cui restano la porta d'ingresso, il ponte normanno, i resti di due torrioni (il più completo dei quali è detto "torre di Carlo V"). Siamo, dunque, ritornati alle "origini", ai bizantini, agli arabi ed ai normanni. Se guardiamo sotto, nel sottostante quartiere di S. Michele (dove si rifugiarono i Saraceni dopo la conquista normanna e dove due vie, vicolo e chiasso dei Saraceni, ricordano ancora questo evento), scorgiamo la bella chiesa antica di S. Michele, dalle severe absidi normanne illeggiadrite da un cordoncino e da finestre arabescate. Un'abside a cupoletta "araba" sembra di costruzione più antica. La facciata, rifatta nel '700, conserva la maestosa torre quattrocentesca. L'interno, di struttura gotica a tre navate, conserva un tetto a capriate, un Cristo Pantocrator, 2 statue di Stefano Li Volsi ed un S. Michele attribuito ad Antonello Gagini.